Negli ultimi tempi si sente spesso parlare di privacy e di protezione dei dati degli utenti, ma quanti di noi sanno realmente di cosa si sta parlando e di quali interessi ruotano intorno alla conoscenza dei nostri dati personali?
Se internet e tutta la tecnologia – compresi i social e tutti i siti di e-commerce che pervadono la rete – messa a nostra disposizione negli ultimi anni hanno fatto in modo che le nostre vite fossero notevolmente migliorate, connesse ed emancipate, l’altra faccia della medaglia mostra un groviglio di interessi alla base di tutto ciò che difficilmente potrà essere dipanato fino in fondo entro breve tempo.
La Commissione Europea si occupa di monitorare questa situazione già da molto tempo, ravvisando un potenziale pericolo tra la raccolta dei dati degli utenti da parte di Facebook e Google e l’utilizzo improprio che essi potrebbero farne: proporre avd personalizzati non autorizzati, fornire informazioni inadeguate riguardo la destinazione finale di questi dati e, nella peggiore delle ipotesi, condizionare l’opinione pubblica su temi fondamentali di portata mondiale o in occasione di elezioni politiche tramite annunci creati ad hoc o fake news.
Insomma, uno scenario dai tratti apocalittici che non permette di abbassare la guardia in nessun frangente.
Risale solo allo scorso gennaio 2019 la maxi-multa di 50 milioni di euro per alcune delle inadempienze sopra citate comminata a Google dal Cnil (l’autorità amministrativa indipendente francese incaricata di assicurare l’applicazione della legge sulla tutela dei dati personali nei casi in cui si effettuino raccolte, archiviazioni ed elaborazioni di dati personali) e quella da 1,7 miliardi di dollari imposta sempre a Google dalla Commissione Europea e risalente allo scorso marzo.
In quest’ultimo caso l’Antitrust ha accusato il gigante di Mountain View di aver fatto un utilizzo inappropriato della sua posizione dominante impedendo, di fatto, ai suoi concorrenti di farsi pubblicità all’interno di alcuni siti web che avevano stipulato un contratto con Google.
Anche Facebook non si è fatta mancare una cospicua multa da 5 miliardi di dollari comminata dalla Federal Trade Commission (un’agenzia governativa americana il cui compito principale è quello di promuovere la tutela dei consumatori e l’eliminazione e la prevenzione di pratiche commerciali anti-concorrenziali, come il monopolio coercitivo) per chiudere un’inchiesta che vedeva coinvolto il colosso di Mark Zuckerberg per le sue poco chiare pratiche legate alla privacy degli utenti.
Restando in Europa, è notizia di pochi giorni fa che l’Antitrust dell’Unione Europea ha aperto un’inchiesta preliminare nei confronti di Google e Facebook perché vuole vederci chiaro sulle loro attività di raccolta, elaborazione e utilizzo finale dei dati personali degli utenti. Tra i timori del’Antitrust c’è anche l’ipotesi che tali dati possano essere commercializzati con soggetti terzi per fini pubblicitari.
Per portare avanti la sua inchiesta l’Antitrust – dietro cui può essere vista anche l’azione della commissaria europea responsabile della concorrenza Margrethe Vestager – ha anche chiesto la collaborazione dei partner e dei concorrenti di Facebook per capire come avviene la raccolta dei dati e la portata del loro valore.
Le indagini preliminari si stanno concentrando soprattutto sulla raccolta di dati relativi ai servizi di login, all’utilizzo dei browser web, alla pubblicità online e ai servizi di ad targeting.
A riguardo Facebook ha preferito, per il momento, non commentare, mentre Google rivendica la possibilità offerta agli utenti di gestire, eliminare o trasferire i propri dati che vengono utilizzati dall’azienda solo per annunci commerciali attinenti alle ricerche e alle preferenze dell’utente.