La digitalizzazione delle PMI è una questione così importante che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) pone esplicitamente l’obiettivo dell’innovazione tecnologica nel Piano Transizione 4.0 con quasi 14 miliardi destinati agli incentivi fiscali. Digitalizzare una PMI significa, però, qualcosa di più rispetto alle misure prese in risposta alla situazione emergenziale di questi ultimi due anni, che hanno visto le aziende investire in canali digitali, come nel caso dell’eCommerce, e adottare forzatamente nuovi paradigmi come il remote working.
Scelte obbligate, che si sono rivelate vincenti. Ma, come viene sottolineato da vari rapporti degli Osservatori del Politecnico di Milano, per portare le PMI a diventare delle aziende digital-driven il passaggio fondamentale è concentrare progetti e investimenti nell’implementazione di soluzioni gestionali per la digitalizzazione dei processi. E su questo aspetto le PMI sono ancora deficitarie.
Che cos’è la digitalizzazione delle PMI
Nonostante in questo periodo storico si parli tanto di digitalizzazione, sono ancora tante le piccole e medie imprese del tessuto italiano che non sanno di cosa si tratti nello specifico e cosa comporta a livello di percorso abilitante e di nuove opportunità di business.
Per digitalizzazione delle PMI si intende l’introduzione di tecnologie in grado di rendere i processi aziendali più efficaci, rapidi e sicuri, in una prospettiva di ottimizzazione dell’efficienza produttiva e di un maggior livello di cyber security per dati e informazioni sensibili.
Con una dotazione hardware e software adeguata, le imprese possono ammodernare l’intera organizzazione di lavoro e sviluppare modelli di vendita inediti, guadagnando così in competitività su un mercato sempre più instabile.
A che livello è la digitalizzazione delle PMI in Italia
In base all’indice DESI (Digital Economy and Society Index) stilato annualmente dalla Commissione Europea, il livello di digitalizzazione delle PMI in Italia si attesta ancora a livelli più bassi rispetto alla media dei Paesi europei. La pandemia ha accelerato i percorsi di digitalizzazione anche nelle piccole e medie realtà, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
L’Italia è infatti al 18°posto fra i 27 Paesi dell’Unione. Tuttavia, ci sono alcune vittorie del Bel Paese degne di nota: il 60% delle PMI italiane ha raggiunto un livello base di integrazione delle tecnologie digitali – una delle dimensioni di analisi del DESI – posizionando l’Italia al di sopra della media UE (55%); più della metà delle imprese utilizza servizi cloud (52% vs. 34% a livello UE).
Tuttavia, le lacune da colmare riguardano in particolare l’ambito dei Big Data (impiegati dal 9% delle piccole e medie realtà italiane, contro una media UE del 14%) e dell’Intelligenza Artificiale (6% contro 8% in UE).
Nuove prospettive per la digitalizzazione della PMI
Nel corso del 2022, secondo una ricerca dell’Osservatorio Startup Intelligence, quasi la metà delle PMI italiane ha aumentato il budget per l’ICT (Information Communications Technology) di circa il 4%.
L’aspetto più interessante è che, sempre al “traino” dei cambiamenti legati alla crisi sanitaria, le aziende hanno una percezione diversa dell’innovazione digitale, non più considerata un bene di lusso, ma elemento fondamentale per la sopravvivenza, anche in relazione all’esigenza di attivare iniziative con partner esterni. Secondo l’Osservatorio, questo implica un rinnovato interesse per soluzioni legate alla sicurezza e alle soluzioni di analytics su cui si concentreranno gli investimenti nel corso del prossimo anno.
La digitalizzazione delle PMI è connessa anche a una governance più efficace, volta a definire nuovi modelli organizzativi e a introdurre una ‘cultura digitale’: se le grandi imprese in questo sono già un passo avanti, per le PMI si aprono invece nuovi spazi verso cui orientare la spesa tecnologica.
Che tipo di PMI sei? Analogica, Timida, Convinta o Avanzata?
Può capitare che un’azienda non abbia la percezione del proprio livello di digitalizzazione. L’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI ha così pubblicato un interessante lavoro di analisi in cui si definiscono i possibili livelli di maturità digitale delle PMI: uno schema che può aiutare Ceo e Founder a inquadrare meglio sia il contesto in cui si muovono sia la propria situazione, per capire come e con quanta urgenza muoversi nel prossimo futuro.
Secondo questo studio, esistono quattro livelli di maturità digitale:
- analogico
- timido
- convinto
- avanzato
Nel primo (che comprende il 7% delle 1.038 aziende considerate dall’analisi) le PMI gestiscono processi e attività in modo per lo più manuale. Oltre la metà di queste non sa cosa sia un ERP e considera la digitalizzazione troppo costosa.
La PMI “timida” (40% del campione) è quella che ha cominciato la digitalizzazione di alcuni processi, ma solo perché costretta a livello normativo (leggasi fatturazione elettronica) o perché messa alle strette dalla pandemia.
La PMI “convinta” (il 44% del campione) oltre ad aver digitalizzato alcuni processi, mostra di aver capito l’importanza della gestione dei dati e ha un approccio strategico nei confronti del digitale.
La PMI “avanzata” (il 9% del campione) è quella che ha competenza sui Big Data e guarda globalmente ai propri mercati di riferimento.
Quindi, la tua azienda a che punto è? È analogica, timida, convinta o avanzata?
Digitalizzazione delle PMI: solo vantaggi e benefici
È inutile negarlo: le PMI più digitalizzate hanno performance di business migliori. Un’analisi econometrica realizzata dal Politecnico ha valutato gli effetti della digital transformation sui bilanci delle aziende registrando un utile netto maggiore del 28% rispetto a PMI meno digital oriented, un margine di profitto maggiore del 18%, un Ebitda superiore dell’11%.
Non sono solo i numeri a parlare in favore di una digitalizzazione delle PMI. La digitalizzazione dei processi, l’utilizzo di soluzioni gestionali, una visione globale delle attività, sono fondamentali per aumentare la capacità di resilienza, indispensabile per affrontare criticità e mutamenti di mercato. Una dimensione digitale della PMI aumenta la produttività, incide sulla crescita dimensionale e delle competenze.
In un orizzonte di lungo termine, soluzioni di analytics, di mappatura dei processi workflow ed archivi documentali, Business Intelligence, gestionali e ERP, in grado di gestire e valorizzare i Big Data, portano benefici fondamentali in termini di visibilità e trasparenza dei processi, maggiore controllo in tempo reale, agilità organizzativa, continuità operativa, capacità di rispondere proattivamente ai cambiamenti e scalabilità del business.
È quindi essenziale che il management della PMI definisca il proprio indice di maturità digitale e l’impatto di una visione data-driven sulle performance operative e sui processi. I fornitori di tecnologia possono essere dei partner importanti per capire lo stato dell’arte della propria azienda e per definire un programma di digitalizzazione strategico.
