Anche in questo periodo di pace apparente, viviamo tristemente in un’epoca nella quale il terrorismo è una realtà con la quale dobbiamo convivere costantemente. Gli enti preposti sono focalizzati nel cercare di capire come il terrorismo si diffonde nel web. Nei meandri della rete, e nella fattispecie nel deep web, non hanno tregua le dinamiche e la diffusione di questi movimenti estremisti. L’Unione Europea lavora alacremente e studia nuove normative per arginare il fenomeno dilagante dei contenuti terroristici online.
Allo stato attuale delle cose non è possibile quantizzare quanti possano essere gli adepti di questi movimenti estremisti e quanti possano essere gli utenti che quotidianamente decidano di sposare tali movimento. Quel che è certo è che il web consente di attingere ad una enorme quantità di materiale, atto alla divulgazione di tale corrente terroristica. Gli enti antiterrorismo, sopraffatti da pesanti logiche burocratiche, sovente non sono in grado di rispondere tempestivamente ed in modo efficace a queste comunicazioni. Basti pensare che dal 2018 ad oggi sono state pubblicate circa 300mila pagine di testo. Dopo la chiusura di molteplici account Twitter, si sono riversati copiosamente su Telegram, che contava, secondo alcune stime risalenti al 2018, più di 400 canali, da addizionarsi agli oltre 3000 canali presenti nel web, per un totale stimabile attorno alle 140 milioni di visualizzazioni.
Un esempio: su Telegram l’Isis è presente con un canale il cui nome è The Caliphate Library e contiene una corposa documentazione in formato pdf, che ammonta a 110mila pagine messe a disposizione di tutti i simpatizzanti del movimento. Oltre l’80% dei suddetti testi è di carattere teologico. L’Istituto di politica internazionale studia in modo accurato le logiche del cosiddetto Digital Jihad, riassumendo in una sua pubblicazione le tre principali fasi dell’azione propagandistica online: in primis emerge l’azione atta a minacciare e terrorizzare i nemici. Il secondo aspetto, anche esso di estrema importanza, è il messaggio destinato ai sostenitori e simpatizzanti, promuovendo le proprie prese di posizione come attinenti al proprio credo. Il terzo punto è la battaglia per primeggiare tra i movimenti.
L’Ispi, l’Istituto di politica internazionale, ha pubblicato un libro di approfondimento delle tematiche inerenti il terrorismo online. Un intero capitolo è stato dedicato all’Italia e tratta l’analisi dei post pubblicati sul canale Telegram ‘Ghuilbati a Rum‘ che, come si evince dal nome, riguarda la conquista di Roma. Il materiale presente sul canale è tradotto in lingua italiana e riporta i contenuti della rivista ufficiale dell’Isis, nota come Al Naba. Di fatto dal periodo tra febbraio e maggio 2019, ‘Ghubalti a Rum‘ ha diffuso 61 comunicati ufficiali in lingua italiana, fra i quali crea particolare tensione un comunicato che con dovizia di particolari preannuncerebbe un attentato nello stato dello Sri Lanka nel giorno della Santa Pasqua.
Il mondo online si può definire attualmente una sorta di quartier generale del terrorismo e dell’incitamento a compiere azioni criminose in nome di un movimento terroristico. Secondo gli studiosi che stanno analizzando il gravoso problema del terrorismo online, analizzare le conseguenze scaturite dagli atti terroristici è un modus operandi che non porta ad alcuna soluzione tangibile, pertanto è giunto il momento di soffermarsi sulle motivazioni che inducono a compiere azioni così efferate. Si rende dunque necessario interpretare con estrema attenzione quali siano le dinamiche e le evoluzioni che caratterizzano la diffusione del terrorismo islamico attraverso la rete internet, basandosi certamente sulle esperienze pregresse, ma senza perdere di vista le nuove dinamiche e le nuove credenze che prendono piede all’interno di tali organizzazioni terroristiche.
Nella virtualità del mondo online si annidano giorno dopo giorno le insidie della criminalità e del terrorismo. Mentre il terrorismo internazionale online prende sempre più piede, anche in Italia vi è una sempre maggiore sensibilizzazione in merito a tali gravi problematiche. A questo proposito, per contrastare la dilagante diffusione di questi proseliti terroristici online, si sono tenuti gli Action Day nella sede Europol a l’Aia, che ha visto partecipare anche esponenti italiani del Servizio Postale e delle Comunicazioni. Vari rappresentanti delle forze dell’ordine degli Stati dell’UE si sono uniti con vari esponenti dei più quotati fornitori di servizi internet a livello mondiale, quali Telegram, Google, Twitter e tanti altri per individuare quali possano essere le contromosse per arginare la propaganda del terrorismo online.
Lo sforzo profuso per arginare la diffusione del terrorismo online ha sortito qualche effetto incoraggiante, ma la strada da percorrere è verosimilmente ancora molto lunga.