L’efficienza produttiva è uno di quei concetti declinabili in diversi modi, con diverse interpretazioni e sfaccettature. Tuttavia, se si considera l’efficienza produttiva come la semplice riduzione degli errori e degli scarti, quest’ultima interpretazione risulta oggi un po’ limitata perché in un mondo iperconvergente, dominato dal digitale, l’efficienza produttiva coinvolge tutte le aree aziendali, le Operations – dall’approvvigionamento delle materie prime sino al marketing e le vendite, passando per la logistica, la produzione e la gestione delle risorse, l’analisi dei dati, la sicurezza delle persone e delle reti, la continuità operativa e la formazione e il supporto di partner qualificati. Pertanto, pensare e credere che l’efficienza produttiva interessi solo il buon funzionamento dei macchinari è fuorviante e poco lungimirante.
Quali sono gli indicatori per calcolare l’efficienza produttiva
Il significato di efficienza produttiva si esplica nella capacità di implementare tecniche di produzione che minimizzino la quantità di risorse impiegate per realizzare un prodotto e/o taglino concretamente i costi sostenuti per svolgere tale attività. Più in generale, con efficienza produttiva si fa riferimento al raggiungimento di un equilibrio ottimale tra spese destinate alla creazione o lavorazione di un prodotto e il profitto generato da quest’ultimo generato. Andiamo più nel dettaglio con i 3 indicatori principali per calcolare l’efficienza produttiva.
1. Overall Equipment Effectiveness (OEE)
Questo è uno degli elementi più importanti da tenere in considerazione per una linea di produzione: si tratta di una grandezza adimensionale normalmente espressa in un intervallo percentuale tra 0 e 1, capace di sintetizzare la disponibilità operativa, i tempi delle singole lavorazioni e la qualità del prodotto.
La formula prevede il prodotto di tre componenti chiave della performance produttiva:
- la percentuale del tempo lavorato dalle macchine rispetto a quello disponibile;
- la percentuale dei pezzi realmente lavorati rispetto a quelli ancora teoricamente lavorabili;
- il rapporto in percentuale fra i pezzi conformi e il totale di quelli prodotti, così da comprendere quali sono gli scarti prodotti o le rilavorazioni.
2. Capacità produttiva disponibile (CPD)
Con un orizzonte temporale delimitato, questo indicatore fornisce una visione della capacità produttività di una macchina o di un impianto.
3. Produttività
Da non confondere con l’OEE, questo indicatore misura nello specifico il tasso di efficienza con cui si utilizzano le risorse (input) per generare un certo prodotto (l’output atteso).
Efficienza produttiva significa guardare al futuro
L’efficienza produttiva si misura con dei Key Performance Indicators (KPI), indici che monitorano le performance dei processi. L’ottimizzazione deriva in genere da una semplice considerazione: l’efficienza – in qualità di rendimento dell’output produttivo – deve equivalere o possibilmente superare le risorse impiegate. Tuttavia, questo non può più bastare in un mercato in continuo cambiamento, perché si richiede, soprattutto alle PMI, un atteggiamento non strettamente legato all’attuale congiuntura economica, ma una visione di medio e lungo periodo.
È per questo che l’efficienza produttiva si raggiunge solo con l’adozione di una produzione intelligente basata sulla disponibilità e sull’analisi di tutti i dati che circolano in azienda. Dal punto di vista della automazione è fondamentale raccogliere istantaneamente i dati dalle linee di produzione in modo da analizzarli in tempo reale. Questo consente di ridurre le inefficienze e i fermi macchina e di controllare l’andamento e i risultati operativi, per pianificare e ottimizzare l’utilizzo delle risorse.
L’efficienza produttiva è essenziale in un mercato dinamico
L’automazione/controllo della produzione in senso stretto è solo uno degli aspetti dell’efficienza produttiva che consente all’azienda – specialmente alla PMI – di restare competitiva nel tempo. In questo senso, l’efficienza produttiva coincide anche con una riduzione dei tempi dei processi di produzione, che permette la gestione di un numero maggiore di ordini, a parità di risorse, e l’aumento del fatturato, del margine operativo lordo (EBITDA) e del servizio offerto ai clienti
Tuttavia, il taglio dei tempi di produzione deve fare i conti con le variabili di un mercato dinamico, in cui pianificazione e programmazione si fanno sempre più complesse. Gli ordini – compresi quelli di acquisto di materiali e semilavorati – hanno tempi più ristretti: la gestione di questi dati deve avvenire in tempo reale per far fronte a un regime di mercato denso di imprevisti. La trasformazione digitale dell’impresa è quindi essenziale per una maggiore efficienza produttiva.
Incentivi 4.0 per l’efficienza produttiva
Non è un caso che il processo di digitalizzazione delle aziende di produzione sia al centro degli incentivi Industria 4.0, ovvero il credito d’imposta che finanzia l’acquisto di beni immateriali, software e piattaforme innovative. Le soluzioni di raccolta e analisi dei dati sono essenziali per elaborare i dati di produzione, a garanzia di un monitoraggio della qualità e per l’ottimizzazione dell’utilizzo di impianti e macchinari. Allo stesso modo, sono fondamentali le piattaforme innovative che consentono di adottare modelli organizzativi e di business continuity per la gestione dei rischi in un’ottica proattiva e predittiva.
L’integrazione delle soluzioni di gestione digitale dei dati risulta allora centrale non solo per il management, in grado così di elaborare strategie di business efficaci, ma anche per gli operatori, che ottengono una visione omogenea delle attività di produzione. Data l’attuale proroga fino al 2026 delle agevolazioni fiscali del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0, si prospetta per le PMI un periodo di grande cambiamento che le porterà a diventare imprese data-driven evolversi in aziende in cui l’efficienza produttiva, grazie all’interconnessione delle soluzioni, consente l’ottimizzazione dell’intero processo produttivo, la riduzione dei costi operativi e dei consumi energetici e l’aumento della qualità dei servizi offerti.